mercoledì 28 gennaio 2009

L'inquisizione e la distruzione delle culture indigene







La storiografia tradizionale afferma che l'Inquisizione sarebbe stata (almeno culturalmente) corresponsabile nella distruzione delle culture amerinde e nel loro genocidio. Gli spagnoli, dipinti da essa come oscurantisti, non avrebbero considerato gli elementari diritti umani delle popolazioni conquistate. L'archetipodell'indio, così come pervenutoci da Bartolomeo de Las Casas, era quello di una persona mite e pacifica, vittima dei colonizzatori europei.





La denuncia di Bartolomeo de Las Casas contro le atrocità dei colonizzatori.




La sete dell’oro degli spagnoli e l’asservimento degli indios determinò rivolte, massacri e crudeltà indescrivibili, che il frate domenicano spagnolo Bartolomeo de Las Casas, in seguito vescovo, denunciò apertamente e coraggiosamente nel suo paese, attirandosi l’odio, il rancore e le repliche ideologiche di molti suoi compaesani. La figura del religioso spagnolo ha suscitato in seguito vaste polemiche, essendo stato egli responsabile, al fine della salvaguardia degli indios, del progetto di importare in America schiavi neri dall’Africa per alimentare l’economia spagnola. Nelle seguenti pagine appare tutto il campionario di quella prima oppressione coloniale: la guerra, la tortura, la spartizione degli abitanti, il lavoro servile, la grande mortalità.

domenica 25 gennaio 2009

L'infamia del colonialismo Spagnolo e l'arroganza della chiesa







Il colonialismo, cioè l'accaparramento da parte delle potenze europee di territori oltremare per lo sfruttamento delle risorse naturali e umane, si attua specialmente fra il 1870 e il 1914.
È iniziato con la scoperta del Nuovo Continente, che ha segnato la fine delle civiltà precolombiane e la ricomparsa della schiavitù.
Pablo Neruda racconta la storia della conquista dell’America dal punto di vista degli oppressi.
Le imprese degli europei conquistatori del Nuovo Mondo vengono svelate: sete di ricchezza, gloria omicida e genocidi, in nome di "valori umani" da imporre a esseri primitivi, non ancora uomini.
Gli Spagnoli con le armi da fuoco e la potenza del loro Dio giustificatore compirono una tragedia storica che pesa ancora sulla coscienza degli uomini civili
Il poeta presenta il dramma di Atahualpa, imperatore di un grande popolo, che non riesce a capire le intenzioni degli "ospiti dell'altro pianeta".
Gli Inca rimangono sorpresi dallo strano aspetto degli Spagnoli, barbuti e sudati, a cavallo di un animale sconosciuto.
Agli occhi degli indigeni sono esseri straordinari, perciò vengono ricevuti come ospiti.
Subito il fanatico cappellano cerca di imporre la sua religione, porgendo ad Atahualpa la Bibbia.
Agli occhi dell'Inca essa appare un oggetto vuoto e inutile, così la lascia cadere.
Il gesto per il cappellano Valverde è sacrilego, perciò invita i compagni ad uccidere in nome della croce, che diventa "assassina", anziché messaggera di pace e di vita.
Gli Spagnoli prendono prigioniero Atahualpa; gli Inca per liberarlo devono riempire d’oro tre stanze fino alla linea rossa tracciata con il sangue del loro re.
Ogni persona, anche il contadino più povero, si impegna per soddisfare la sete d'oro degli europei.
I rozzi conquistadores, guidati da Pizarro - guardiano di porci, si spartiscono il bottino avidamente, sghignazzando come briganti. Atahualpa, rinchiuso in una prigione, sa che sarà ucciso e si comporta con dignità e compostezza.
La fine è tragica e beffarda: l'Inca deve morire da cristiano, battezzato con un nome cristiano, Juan, per salvare l'anima.
Da questo momento i conquistatori imporranno con la forza le proprie leggi e la propria civiltà, depredando e calpestando la dignità umana.